Circa il matrimonio solo civile
E’ sempre più frequente sentire che una coppia ha scelto di celebrare il matrimonio in comune perché uno dei due non può più sposare in chiesa in seconde nozze, anche se lo vorrebbe ritenendosi seriamente credente, oppure che si va in comune perché dalla convivenza è nato un figlio e si vuole intanto regolarizzare la posizione civile per lui.
Quello che sorprende è che ci siano giovani cristiani che non scelgono il matrimonio religioso solo perché lo ritengono troppo impegnativo, e quindi si adeguano all’opinione ormai diffusa, favorevole alla semplice convivenza. Per aiutare a non continuare nella confusione, ricordiamo l’insegnamento della chiesa.
“Nei confronti dei cristiani che vivono nella situazione di divorziati risposati e che spesso conservano la fede e desiderano educare cristianamente i loro figli, i sacerdoti e tutta la comunità devono dar prova di una attenta sollecitudine affinché essi non si considerino come separati dalla chiesa, alla vita della quale possono e devono partecipare in quanto battezzati.”
Il Catechismo della chiesa cattolica, pubblicato nel 1992, continua esortando questi fedeli ad “ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alla opere di carità e alle iniziative della comunità a favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana,…” (CCC n. 1651).
Naturalmente non cambia la valutazione circa il matrimonio solo civile, che rimane “una situazione oggettivamente contraria alla legge di Dio”, anche se vissuta talvolta come subita. Per la comunità cristiana si tratta di entrare in quell’atteggiamento di accoglienza cordiale e fraterna che qualche anno fa suggeriva il card. Tettamanzi in una sua umanissima lettera ai divorziati risposati. Si tratta anche di incoraggiare chi ha scelto il rito solo civile, pur avendo le condizioni per celebrare anche quello religioso, di non limitarsi a rifiutare la libera convivenza, ma di proseguire il cammino verso il matrimonio celebrato in chiesa, maturando una seria riflessione sui preziosi “beni” che Dio offre con il dono del sacramento. Appoggiandosi alla comunità cristiana, “con la grazia di Cristo”, la coppia potrà dare stabilità, responsabilità e speranza di successo alla sublime vocazione alla quale è chiamata: vivere il valore insostituibile della vera famiglia, anche oggi.