23 Aprile 2025

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Duomo di San Donà

S. Maria delle Grazie – Diocesi di Treviso

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Vite da raccontare

Amatrice e San Donà

Don Bruno Piovesan (foto da www.amatricenews.it)Il terremoto che ha colpito così duramente Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto ha riproposto all'attenzione dei sandonatesi un fatto importante, che lega la nostra città ad Amatrice: per anni don Bruno Piovesan, nato a San Donà, è stato parroco ad Amatrice, nella parrocchia di S. Sebastiano (frazione Scai).

Don Bruno è morto il 13 ottobre 2013, all'eta di 81 anni, dopo lunga malattia. Era una figura conosciuta da tutti nell'amatriciano e aveva ha retto la parrocchia di Scai fin dal 1958. Chi lo conosceva era “colpito dal suo attivismo, la sua voglia di fare, di costruire, di andare avanti” (vedi la pagina di Amatricenews da cui è tratta la notizia e la foto). Una voglia di costruire, di andare avanti che auguriamo a chi è stato colpito dal terremoto e a noi stessi sandonatesi, pronti ad una concreta solidarietà (per aiuti vedi qui)

Il sito Frontierarieti.com così ricordava don Bruno:

“Dopo un calvario di tre anni di malattia che non lo ha mai convinto a non visitare, assistere e confortare i numerosi paesini a lui affidati, dopo venti giorni di ospedale, Don Bruno Piovesan ci ha lasciato per raggiungere, come lui ha detto, la Mamma del cielo.

Chi era don Bruno?

Don Bruno Piovesan (foto tratta da www.frontierarieti.com/)Nato a San Donà di Piave nel 1932, approdò a Rieti nel 1958. Il Vescovo dell’epoca, Mons. Raffaele Baratta, preso atto della sua vocazione eremitica – francescana, lo indirizzò a Scai, presso il Santuario Madonna delle Grazie, ove è rimasto fino alla morte.

Prese il nome di fra Liberato e vestì il saio francescano… Nel 1975 il Vescovo Trabalzini lo consacrò Diacono e il 31 maggio 1990 il Vescovo Giuseppe Molinari, in Amatrice, lo consacrò sacerdote. Da quel giorno fu chiamato con il suo nome di battesimo Don Bruno.

Persona umile, attaccata alla Chiesa, al Vescovo, ai sacerdoti e a quanti sono alla ricerca di Dio. Negli anni della giovinezza oltre alla preghiera, al silenzio, si è rimboccate le maniche, facendo il manovale ed ha costruito, con l’aiuto e la generosità di molti, l’attuale convento attorno al santuario, il parco annesso e quanto possiamo ammirare e vedere.

Ha avuto cura di tutte le chiese a lui affidate: Scai, Configno, Roccapassa, San Benedetto, Cornelle, Musicchio, Colli e ancora altri paesini… Non si è preso cura solo delle chiese edificio, ma anche delle piccole comunità, visitandole, incoraggiandole, rendendole vive.

Grande attenzione per la Caritas e per l’azione missionaria. Fino all’ultimo giorno ha curato la raccolta degli indumenti, del ferro e quant’altro, pur di raccogliere fondi per i bisognosi. La sua casa è stata sempre aperta per tutti: persone importanti e persone semplici.

Godeva la simpatia di ministri della Repubblica e di alti prelati. La passione per gli eremi – ne ha costruiti 5 – lo ha portato a conoscere tanta gente che va alla ricerca di Dio: li ospitava, li incoraggiava e li sostentava.

Nella sua vita ha avvicinato, incoraggiato giovani alla ricerca della propria vocazione, anche con lodevole risultato. Il Santuario Madonna delle Grazie ai Varoni, è stato punto di riferimento per campi estivi di tanti giovani, di tante parrocchie non solo della nostra Diocesi, ma anche del centro Italia.

La sua semplicità, la sua simpatia, la sua carità era presente a tutti. Tutti lo conoscevano non solo nella valle Amatriciana, ma anche nel territorio di Accumoli, Montereale, Posta, Bacugno, Cittareale, Leonessa.

Quando era sull’altare avevi l’impressione che era veramente strumento di grazia. Era sorpreso e commosso nel celebrare l’Eucarestia. Come il Curato d’Ars, tanto si sentiva piccolo e povero che non finiva mai di stupirsi e rendere grazie che con le sue parole e con le sue mani potesse rendere presente Gesù sull’altare.

Negli ultimi giorni di vita, quel letto di ospedale si era trasformato in altare ed egli si offriva come vittima. Con commozione dallo stesso letto amministrava il sacramento della misericordia a quei visitatori che glielo chiedevano.

Scompare una sentinella che era lì, sul monte, di fronte ai Monti della Laga. Era attento al cambio delle stagioni, allo sbocciare dei fiori, al canto degli uccelli. Era un dono di Dio, inserito nel territorio, amante della natura e amante del gregge a lui affidato. Godeva di tutte le stagioni: del caldo e del freddo, della neve e del tepore primaverile.

Sapeva lodare Dio non solo con le parole, ma con le azioni, con la vita. La caratteristica che lo ha sempre distinto era l’essere contagioso. Chi aveva la fortuna di incontrarlo rimaneva ben impressionato dalla sua fede, dal suo parlare semplice, dalla sua generosità, dal saper soffrire per gli altri e con gli altri.

Scompare un sacerdote che come il Santo Curato sarà ricordato non tanto per le disquisizioni teologiche, ma per la bontà e per la santità vissuta nel quotidiano.”

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