Al seguito di Gesù maestro, discepoli e missionari – meditazione di mons. Antonio Marangon
Assemblea diocesana a conclusione dell’Anno pastorale 2009-2010
Meditazione di Mons. Antonio Marangon
1. Ogni Vangelo ha un suo particolare ritratto della figura di Gesù, maestro e guida nel formare i suoi discepoli. Anzi, alcuni testi evangelici non mancano di singolarità nel rievocare il tipo di relazione maestro-discepolo, vissuta da Gesù con coloro che egli aveva chiamato a seguirlo e a formare la sua nuova “famiglia”: cf. Mc 3,31-35. Si vedano altre pagine, quali
• Gv 13,12-15 12Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? 13Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
• Mt 23,8-10 8Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
2. Gesù di Nazareth si rese poi accuratamente presente ai suoi discepoli quando si trattò di iniziarli ad esperimenti missionari, in connessione cioè e in continuità con la sua azione di “evangelizzazione”: quella di chiamare ebrei e non-ebrei a convertirsi a Dio e ad aderire alla persona e al Vangelo di Cristo. Sul pro-blema del comunicare le novità del suo messaggio di salvezza a tutti gli uomini, come lui stesso aveva cominciato a fare tra le genti di Galilea, Gesù non cercava successori, ma discepoli che fossero anche testimoni e “missionari”: sotto di lui maestro e promotore di missione (anche in tempo di Chiesa).
Tale orientamento del discepolato missionario fondato da Gesù può essere colto e compreso contemplando da vicino il “Gesù storico”, che può essere raggiunto attraverso una pacata e prolungata ricerca nei Vangeli Sinottici.
3. I dati essenziali da raggiungere, intorno ai discepoli, in esperienze di missione – seguiti e guidati da Gesù loro Maestro – risultano essere almeno due:
– un breve esperimento missionario fra le genti di Galilea: Mc 6,13.30-32 = Lc 9,1-6.10;
– una singolare azione missionaria in area non-ebrea, ossia tra i Samaritani: allorché Gesù e i di-scepoli erano itineranti in regioni non palestinesi, con incontri positivi e di fede fra Gesù e i “pagani” (cf. anche Gv 4!): Lc 9,51-10,24.
4. Nel rievocare in maniera essenziale e stilizzata i due esperimenti missionari, organizzati e gui-dati da Gesù con i suoi discepoli, risultano ben distinguibili in ciascun racconto tre fasi:
I. direttive di Gesù (ripetute dai Vangeli pressoché identiche tanto per i Dodici in Galilea , come per i Settantadue in Samaria
• Mc 6, 7-11 e Lc 9,1-5 (cf. Mt 10,7-14)
• Lc 10,3-9.16 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 16Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato.
II. attuazione della missione
• Mc 6,12-13 e Lc 9,6
• Lc 9,51-56; 10,10-15
III. bilancio e valutazione presso Gesù: dopo la missione i Vangeli rievocano il ritorno dei discepoli presso il loro Maestro, per una interpretazione dal punto di vista del “titolare” della missione!
• Lc 9,10
• Mc 6,30-32 30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non a-vevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte.
• Lc 10,17-24 (cf. più avanti)
Appunti
~ Marco ci fa sapere in 6,30-32 che, dopo l’esperimento di missione in Galilea da parte dei Dodici – organizzati e seguiti da Gesù – era necessario sostare per un bilancio interpretativo e di orientamento: erano stati coinvolti nella missione di Gesù e “per conto di lui”! C’era da recuperare le “distanze” della fedeltà e del servizio dentro un progetto, di cui non si è titolari, ma strumenti (cf. 1Cor 3,5-17; 4,1-5).
~ A ben osservare il seguito del brano rievocato (Mc 6,30-32) si può ricavare che – dopo l’esperienza missionaria positiva fra i Galilei – Gesù assuma di fatto personalmente la guida della itineranza missionaria fra le “genti” pagane nei mesi successivi: verso Tiro e Sidone; la Decapali; Cesarea di Filippo; la Samaria. È la sezione dei Vangeli Sinottici (cf. Mc 6,30-10,52 e parr.) in cui Gesù mostra spesso ai Dodici la presenza fra i pagani di gente che ha fede e che cerca Dio e Gesù medesimo; mentre i Dodici non si appassionano, né si commuovono con il Maestro (cf. Lc 9,51-56; Mt 15,21-39; ecc.), a contatto con quella gente!
~ Di grande interesse è l’incontro che i discepoli hanno con Gesù, al ritorno dalla missione fra la gente di Samaria. Il “bilancio” o interpretazione, che Luca richiama nel suo Vangelo, si trova al cap. 10,17-24 e riguarda tre successivi argomenti:
vv. 17-20: successi carismatici della missione “nel nome di Gesù”. = Egli, però, precisa: Rallegratevi piuttosto di essere tra i salvati (con i “nomi scritti nei cieli”):
17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
vv. 21-22: in Cristo Gesù ci è rivelato Dio Padre e la relazione esistente tra il Figlio e il Padre. = Gesù rende lode a Dio Padre nello Spirito, “perché ha nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le ha rivelate ai piccoli”:
21In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 22Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
vv. 23-24: il privilegio dei discepoli: essi vedono (ciò che era misterioso in passato) gli inizi del Regno di Dio:
23E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. 24Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi a-scoltate, ma non lo ascoltarono».
Orientamenti
1. La missione “nel nome del Signore Gesù” chiede pertanto ai discepoli di lui una scrupolosa conoscenza del suo Vangelo, ossia delle sue “novità” su Dio e sull’uomo; e una attuazione fedele dei suoi criteri di e-vangelizzazione nell’ambito in cui si è chiamati a “collaborare” (si ricordi come S.Paolo consideri se stesso in 1Cor 3,5-17). Ma il Signore ci invita poi a ritrovarci presso di lui: per verificarci, per rimotivarci, per confrontare la nostra fedeltà con il suo piano, cioè se e quanto siamo stati “servi buoni e fedeli” in quel segmento di storia del Regno, nel quale ci ha coinvolti:
– importante è allora non solo “raccontare l’esperienza” fatta, ma anche lasciarlo parlare; ascoltare da lui (dalla sua Parola biblica) il senso più pieno di quella storia di salvezza e di amore, di cui ci aveva chiesto di essere testimoni e segno;
– quelle soste presso il Signore ci potranno far rivedere e correggere certe forme di servizio al Vangelo e al Regno, inadeguate e non coerenti: come Elia apprese all’Oreb che Dio non era da presentare nel fuoco o nel terremoto, ecc. (cf. 1Re 19).
2. Nella attuale esperienza di missione, dentro alla cronaca e alla storia dell’uomo contemporaneo (occidentale), un atteggiamento sembra circolare frequente nell’azione pastorale: quello di perplessità e di scarsa fi-ducia su certi mezzi di comunicazione della fede, sui quali si contava assai più in passato.
Che non siano proprio simili ammissioni di insuccesso o di infruttuosità una occasione provvidenziale per riordinare certe priorità nel servizio al Regno di Dio e agli uomini? Come, per esempio, la priorità che – pur non escludendo alcuno dall’orizzonte del servizio pastorale – tuttavia c’è da prestare particola-re cura e attenzione ai “piccoli”, sotto tutte le forme umane e spirituali essi si presentino (secondo l’insegnamento di Gesù ai discepoli).
Forse, queste medesime ammissioni di infruttuosità stimolano in chi opera a servizio del Vangelo mag-gior fiducia nei tempi di Dio e nella sua azione provvidenziale, come Gesù insegnava ai discepoli attra-verso le sue parabole del Regno! Chiamati, dunque, a seminare anche oggi con fiducia (cf. Mc 4,1-34).
mons. Antonio Marangon