Testimonianza di don Riccardo Marchiori
Don Riccardo Marchiori sarà ordinato sacerdote sabato 26 giugno 2021.
Una sua testimonianza
Carissimi, sono don Riccardo,
molti di voi mi hanno conosciuto in questi mesi in Duomo, ho 32 anni e sono originario di Spinea, e da quasi due anni sono tra voi. In queste poche righe nel Calendario pastorale mi è stato chiesto di riportare una piccola testimonianza di come sono arrivato in seminario.
Sono arrivato nei bellissimi chiostri di Treviso nel settembre del 2013… dovete sapere che dopo la cresima io avevo smesso di frequentare la parrocchia, andavo a Messa alle “feste grandi”, ma nulla di più… certo, avevo incontrato il Signore, ma in lontananza, mi affascinava la relazione con lui, ma nient’altro. Persino il mio parroco insisteva perché andassi ai gruppi vocazionali ma non volli mai andarvi!
Frequentate le scuole medie, andai al liceo, e lì la mia storia con il Signore iniziò a farsi più interessante. Mi ammalai di una malattia importante, e in quell’occasione conobbi il dolore fisico, la preoccupazione, l’impotenza: quel Signore che avevo incrociato nel catechismo, iniziava ad essermi proposto come un compagno nella battaglia, come un Volto amico con il quale potevo affrontare la situazione.
Mi colpì tanto in quel periodo un versetto del profeta Geremia: “Ti ho amato di un amore eterno, per questo continuo ad esserti fedele”.
Il Signore non mi ha tolto la fatica della malattia, ma mi ha mostrato la sua fedeltà, mi ha tolto la solitudine, ha reso affrontabile e vivibile quella circostanza… stava nascendo una relazione concreta che toccava la mia carne ferita, una relazione che aveva il volto degli amici, dei famigliari, delle persone che mi erano a fianco.
La preghiera riprese più come un dialogo, una chiacchierata con il Signore. In tutto questo, l’idea di entrare in seminario non mi era mai passata minimamente per la testa!
Nel frattempo continuai gli studi, mi iscrissi a Giurisprudenza e nel 2011 mi venne proposto insieme ad alcuni amici di vivere un pellegrinaggio in Terra Santa. Durante questo viaggio, visitammo il Cenacolo. In quella stanza mi colpirono molto le parole che Gesù disse all’Ultima Cena: “Fate questo in memoria di me”.
Chi ci accompagnava commentò questo versetto dicendoci che se non c’erano degli uomini che facevano memoria di quello che Gesù aveva compiuto in quel luogo (l’Eucarestia), la presenza di Gesù Eucarestia non poteva esserci nel mondo.
Il Signore voleva dirmi una cosa molto semplice “Riccardo, ho bisogno proprio di te”. Ne rimasi colpito mi sembrava impossibile, una grande immagine che mi ero prodotto, era chiaro il riferimento al sacerdozio… però queste parole inaspettate tornavano nel mio cuore, avevano acceso un desiderio grande che portavo nel cuore ma a cui ancora non avevo dato un nome.
Dopo un po’ di mesi, decisi di prender in mano la situazione, raccontandola ad un caro amico prete. Mi accorsi che volevo capire per fidarmi, capire perché mi colpivano quelle parole, capire cosa stava succedendo, controllare la cosa.
Invece il Signore mi stava chiedendo di fidarmi per poter cogliere quello che mi stava dicendo!
Non ho ricevuto chissà quale visione del Signore, ma semplicemente la mia vita era cambiata in meglio. Non che prima le cose andassero male, anzi, però il vivere con l’ipotesi di essere totalmente del Signore, totalmente suo fino alla fine, di poterlo far conoscere, di annunciarlo, aveva cambiato tutto.
Ho capito che quando si scopre un di più non lo si molla, non si vuole tornare indietro, come diceva San Giovanni Paolo II: l’ordinario era diventato straordinario e lo straordinario ordinario.
Il Signore era diventato caro, me ne stavo innamorando, e così passo dopo passo decisi, non senza un bel po’ di vertigini, di paure e anche di tante altre avventure con il Signore, di entrare in seminario per non perdere quella perla preziosa che avevo incontrato e per rendermi disponibile con quello che sono, affinché altri potessero incontrare lo stesso Volto che avevo conosciuto.
In quei mesi, poco prima di iniziare l’avventura in comunità vocazionale, le parole di San Paolo mi guidarono con fiducia: “Non ho certo raggiunto la meta, non sono arrivato alla perfezione, ma mi sforzo di correre per conquistarla perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù”.
La meta è la gioia, l’essere libero davvero.
Il Signore mi aveva conquistato e disarmato; il Signore stupisce sempre ed è stupendo seguirlo!
Da quei mesi in cui maturai l’idea di entrare in seminario sono trascorsi ormai otto anni, e a poche settimane dall’ordinazione presbiterale non posso che offrire la gratitudine al Signore per le meraviglie che sta compiendo!
Cara comunità del Duomo, mi affido a voi, alle vostre preghiere e alla vostra amicizia in questo cammino che mi porterà all’ordinazione e al ministero sacerdotale, affinché ogni giorno io possa con fedeltà servire il Signore dove Egli vorrà.
Grazie mille,
don Riccardo