In memoria del Patriarca Marco Cè
Il ricordo del Patriarca Cé nelle parole di Don Giorgio Scatto e delle sorelle e i fratelli della Comunità di Marango (fonte: Comunità Monastica di Marango)
Ieri sera (12 maggio), alle 20.15, il patriarca Marco, il padre amato da molti di noi, ha concluso il suo lungo pellegrinaggio terreno. Noi ora vogliamo affidarlo al suo Signore con la tenerezza e l’affetto dei figli, ricordando alcune delle sue parole.
«Questa è la fine e il compimento di tutte le cose: Cristo! Lui è la grazia della nostra unità. Di fronte a questa grazia che ci è stata gratuitamente elargita, che nessuno di noi deve considerare un suo possesso da difendere gelosamente, ma sempre e solo un dono di cui rendere grazie a Dio e da partecipare; di fronte a questa grazia, dicevo, noi dobbiamo essere vigilanti, come di fronte al dono supremo di Dio, custodito in Lui, da Lui per noi.
E quindi liberi da ogni cosa per essere totalmente rivolti e disponibili al dono; e poveri, perché questa è l’unica e suprema ricchezza; e nella speranza, perché Dio Padre, che ha iniziato in noi l’opera buona, certamente la porterà a compimento. Così noi saremo sempre pronti ad aprirgli la porta. Beati noi se, sia che venga alla seconda che alla terza vigilia, il Signore Gesù ci troverà desti!»
(Rivista diocesana del Patriarcato di Venezia 1-2, 1979, p.129)
«Sono venuto a Venezia per adorare Cristo, e deporre davanti a Lui l’oro, l’incenso e la mirra della mia umile esistenza, per la sua Sposa che è questa santa Chiesa e per tutti gli uomini di questa terra. Così io so di essere per voi e per tutti il segno e il sacramento dell’amore di Dio e perciò di essere per la vostra speranza, per la vostra pace…Io infatti in mezzo a voi altro non vorrei essere che epifania di Cristo; il battistrada che dice: dopo di me c’è uno più grande di me. Io sono solo un segno; solo una voce che grida: spalancate le porte a Cristo! Permettetegli di incontrarvi, di parlarvi: Lui solo ha parole di vita…Venendo in mezzo a voi, io non ho altra ambizione che questa: portare ogni giorno questa Chiesa ai piedi di Cristo, il Signore, come sua sposa, offrirla al Padre unita al suo Sposo per la vita e la salvezza dell’uomo.
Una Chiesa tutta centrata su Cristo, plasmata dal suo Spirito sul Vangelo: segno di Cristo, sua memoria viva in tutto quello che è e in tutto quello che fa, suo sacramento, suo trofeo e suo inno».
(Rivista diocesana del Patriarcato di Venezia 1-2, 1979, pp.114-116)
«La Pasqua di Cristo è un seme nascosto da Dio nella storia, che la sollecita, come un lievito, verso il compimento. A noi è richiesta la pazienza dell’attesa vigilante e la fatica della coltivazione: come fa il contadino, di cui parla la lettera di Giacomo: “Siate pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le piogge d’autunno e le piogge di primavera. Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina” (Gc 5,7-8).
Io oggi vorrei lasciarvi questo messaggio: siate testimoni di speranza nella fatica quotidiana di costruire una storia che ha già in sé i germi della risurrezione: Cristo infatti è risorto. Lui è il Signore della storia: la costruisce con le nostre mani, nella fatica di ogni giorno».
(Omelia, 23 gennaio 1993)
Grazie, carissimo padre Marco, per la tua presenza in mezzo a noi, che il Signore ci ha concesso per così tanto tempo. Grazie, perché tu sei stato l’inizio della nostra presenza monastica nella Chiesa di Venezia, e ci hai sempre esortati a rimanere fedeli alla vocazione ricevuta. Grazie perché sei stato il pastore buono del gregge che ti è stato affidato. Possiamo dire di te quello che è scritto nel vangelo: «Il buon pastore dà la propria vita per le pecore» (Gv 10,11). E tu ci hai amato fino alla fine, conoscendo il nome di ciascuno, camminando davanti a noi, continuando a sostenere e a guidare questa nostra Chiesa con la tua umile e perseverante preghiera, incoraggiando sempre il bene, con lo sguardo fisso su Gesù, «colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,2).
Riprendo quanto ho scritto nell’augurio di Pasqua : Patriarca Marco, il tuo silenzio, nell’offerta della tua vita, sia come il silenzio che ha annunciato l’alba della creazione; come il silenzio del sepolcro nel quale, divelta la pietra all’ingresso, ha fatto irruzione la luce. Il tuo silenzio, mite e abbandonato, sia annuncio definitivo di una Parola nella quale abbiamo trovato la vita, quella che è per sempre. Quella Parola che tu, come pastore buono, ci hai sempre comunicato con inesauribile amore: Gesù, il Crocifisso Risorto.
Don Giorgio con le sorelle e i fratelli della Comunità di Marango
Approfondimento: La biografia nel sito della diocesi di Treviso