Nella quarta domenica di Quaresima di 95 anni fa (1923) – 11 marzo come in questo 2018 – i fedeli entrarono per la prima volta nel nuovo Duomo appena terminato.
La prima chiesa di San Donà era ancora spoglia e priva dei numerosi manufatti ed opere attualmente presenti.
Mancavano ad esempio le dodici vetrate artistiche, le varie pale d’altare, i quadri della Via Crucis (anche se la sesta Stazione, di Rava è di quell’anno) e persino l’altare maggiore, che sarebbe stato predisposto l’anno successivo, su disegno del progettista del Duomo, l’architetto veneziano Giuseppe Torres.
Alcuni manufatti, invece, come ad esempio le due grandi acquasantiere, erano presenti in quanto recuperati dalla precedente chiesa distrutta nell’anno di guerra 1917-18.
In quest’estate 2017 abbiamo avuto tra noi il salesiano missionario p. Giancarlo Zanutto, che ha voluto celebrare anche a San Donà e Fiorentina il suo giubileo sacerdotale: fu ordinato sacerdote nel 1966 a Bogotà, in Colombia. Partito missionario da giovane studente (1962), ha speso la sua vita apostolica in Ecuador, in particolare tra gli indigeni Shuar, come l’altro nostro concittadino p. Siro Pellizzaro. Nella messa celebrata a Fiorentina, domenica 20 agosto, p. Giancarlo ha detto perché alla soglia degli 80 anni ritorna tra gli indigeni della foresta amazzonica ecuadoregna: “Per contemplare in Dio anche questi suoi figli della foresta come Lui li vuole, come Lui li vede, totalmente illuminati dalla Gloria di Cristo e investiti anche loro come noi del dono dello Spirito Santo. Rendo grazie a Dio di questa vita perduta, tutta mia e tutta sua.” P. Gino Sorgon, che concelebrava, gli ha fatto gli auguri anche a nome del parroco don Maurizio, intonando un canto di giubilo in brasiliano.
Con l’occasione dell’apertura della Porta Santa della Misericordia nel Duomo di San Donà, lo scorso anno giubilare 2016, è nata l’idea di proporre una semplice guida con le principali nozioni storiche, artistiche e architettoniche della chiesa “matrice” di San Donà, eretta ad arcipretale nel 1778. Ci sono spesso, infatti, persone che fanno richiesta di tali informazioni, che sono ora riassunte e disponibili in questo libro-guida.
Il libro è organizzato in modo da offrire al lettore un diverso e progressivo grado di approfondimento: un quadro cronologico iniziale con le date dei principali interventi sul Duomo e campanile, il testo organizzato in più capitoli, l’appendice, la piantina schematica e riassuntiva.
Partendo da un breve quadro storico sulle origini della parrocchia, inizia progressivamente la descrizione della chiesa, dall’esterno all’interno. Un apposito capitolo su curiosità legate sia al Duomo che al campanile approfondisce alcuni temi introdotti precedentemente.
Nel Bollettino Salesiano del luglio 1927, in un articolo scritto in occasione della posa della prima pietra dell’Oratorio (15 maggio 1927) si ricordavano gli antefatti che hanno preceduto la venuta dei Salesiani a San Donà di Piave (24 settembre 1928). Di seguito si riporta il testo in questione, in cui si narra dello storico incontro del 1 giugno 1926 tra il beato Filippo Rinaldi, Rettore Maggiore dei Salesiani (e terzo successore di don Bosco), e mons. Luigi Saretta, che tanto si era prodigato per la venuta dei religiosi a San Donà di Piave.
“Il desiderio che S. Donà avesse il suo Oratorio per l’educazione della gioventù maschile sarà presto un fatto compiuto. L’idea lanciata dallo zelantissimo Arciprete, accolta in modo particolare dai padri di famiglia, s’è impadronita dell’ambiente;
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Si scatena il tifone...
...potrebbe essere il titolo di uno dei quotidiani di questi giorni a commento dei drammatici avvenimenti meteorologici avversi che tanto hanno devastato e causato purtroppo vittime nella Riviera del Brenta.
In realtà è proprio ciò che avvenne a San Donà 50 anni fa: era il 4 luglio del 1965.
Anche in quell'estate venivano organizzate attività per i ragazzi. La "Consulta Parrocchiale", in accordo con l'Oratorio Don Bosco, propose una serie di iniziative che qualche anno più tardi troveranno sistematicità nella Proposta Estate Ragazzi, tuttora attiva in questo periodo estivo.
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Da Vescovo e Patriarca fu anche a San Donà.
"Il 26 agosto, dopo un rapidissimo conclave — due giorni e quattro votazioni — venne eletto Papa il patriarca di Venezia, che prese il nome di Giovanni Paolo I: Albino Luciani, «Papa del sorriso», «Papa umile», «Papa catechista», «Papa parroco del mondo», «sorriso di Dio». Il 17 ottobre 1978 avrebbe compiuto 66 anni, ma non festeggiò quel compleanno. Il suo pontificato durò appena 33 giorni. All'alba del 28 settembre il nuovo Pontefice fu trovato esanime nella sua camera da letto." (Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace).
Da Vescovo di Vittorio Veneto, prima, e poi da Patriarca di Venezia egli visitò anche San Donà di Piave...
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Pio X, al secolo Giuseppe Sarto (Riese, 1835-Roma, 1914), fu l'unico Papa che percorse tutti i gradi del ministero sacerdotale: cappellano, parroco, cancelliere vescovile e canonico, vescovo, cardinale e patriarca, Papa.
In particolare San Donà di Piave lo ricorda quale Titolare dell'omonima Parrocchia sorta nel 1966 con il suo primo parroco don Lino Boni "che ha portato i pesi propri di ogni inizio con dedizione e generosità, donando a questa comunità a lui affidata, per primo e come esempio, tutto il suo grande cuore sacerdotale e pastorale" (mons. Magnani, in occasione del 30° anniversario della costituzione della parrocchia, Natale 1996).
Riportiamo di seguito i tratti essenziali della biografia di Giuseppe Sarto, Papa Pio X e la cronistoria dell'erezione della Parrocchia S. Pio X di San Donà di Piave.
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La devozione a san Domenico Savio (1842-1857) è tradizionale a San Donà di Piave, dove ormai numerosissimi hanno imparato a conoscere la figura e l'esempio del più famoso allievo di Don Bosco, che aveva visto nel giovinetto della "buona stoffa" per il Signore.
Il 12 giugno 1954 Pio XII proclamò Domenico Savio "Santo", ponendolo come testimone autorevole della Chiesa.
La piccola tomba del Santo si trova in un altare laterale della Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, dove è sepolto anche Don Bosco. Lì vicino sono sempre presenti fiocchi colorati, fiori e messaggi: sono le preghiere di ringraziamento o di supplica soprattutto delle mamme. Molte sono, infatti, le donne incinte che domandano intercessione a Domenico Savio, per problemi legati alla gravidanza.
In occasione del 50° anniversario della canonizzazione di Domenico Savio i salesiani organizzarono la presenza itinerante delle sue reliquie in diverse città d'Italia, dove si era evidente una notevole devozione popolare. Il 27 febbraio 2004, l'urna con le reliquie del primo santo di 15 anni è arrivata anche a San Donà di Piave.
La figura del giovane piemontese è particolarmente ricordata all'Oratorio Don Bosco dove, a metà degli anni '50, fu fondata l'associazione "Amici Domenico Savio" (ADS), tuttora attiva con aderenti dall'età delle elementari sino agli oltre vent'anni.
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Caterina nacque a Siena nel 1347, venticinquesima figlia di Lapa e Jacopo Benincasa, tintore senese. Nell'infanzia ebbe la visione di Cristo sorridente, dal cui cuore usciva un raggio luminoso che feriva l'anima della bambina, tanto che ella desiderò "fidanzarsi" col suo Gesù già a sette anni. Dopo molte sofferenze, riuscì a vestire l'abito delle Terziarie Domenicane, le Mantellate. Si dedicò alle opere di misericordia negli ospedali e nei lebbrosari, vivendo di preghiera, digiuni e penitenze.
Attorno a lei si raccolse una compagnia di seguaci ed ammiratori (nobili e popolani, preti e religiosi), che la riconoscevano come madre spirituale. Si riunivano per ricercare assieme la perfezione e per riflettere sui drammi che sconvolgevano la Chiesa del tempo, ma anche per dedicarsi allo studio della Commedia di Dante e dei trattati teologici di San Tommaso.
Caterina cominciò ad inviare lettere ai prelati, magistrati, regnanti ed al popolo, per esortare la pacificazione e la riforma dei costumi. Scrisse anche al Papa, da lei chiamato "dolce Cristo in terra", senza tuttavia rinunciare a rivolgergli i più duri rimproveri (erano i tempi della "cattività avignonese"), convincendo Gregorio XI a ritornare a Roma. In seguito allo scisma che lacerò la Chiesa d'Occidente, Caterina s'impegnò per la difesa ed il riconoscimento del vero Papa.
Morì a 33 anni. Disse: "L'unica causa della mia morte è il mio ardente amore per la Chiesa, che mi consuma". Negli ultimi tempi sembrava che non si nutrisse d'altro che d'Eucarestia.
Nel 1939 fu dichiarata patrona d'Italia da Pio XII e nel 1999 patrona d'Europa da Giovanni Paolo II.
La vetrata del Duomo
Ad un anno dalla proclamazione di Caterina quale patrona d'Italia, fu installata nel Duomo la vetrata che la ritrae assieme a San Francesco.
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Vincenzo Ferrer nacque a Valenza (Spagna) nel 1350. Ammesso a far parte dei Frati Predicatori, insegnò teologia.
Vincenzo si trovò a vivere al tempo del grande scisma d'Occidente, quando i papi erano due e poi tre. Ancora giovane domenicano, era stato notato da Pietro de Luna, legato del papa avignonese. Seguendo da vicino il cardinale, si rese però conto che la Chiesa aveva più che mai bisogno del ripristino dell'unità e della riforma morale. Incominciò allora la sua attività di predicazione.
Nel 1394 il suo protettore, il cardinale de Luna, divenuto papa con il nome di Benedetto XIII, lo nominò suo confessore, cappellano domestico, penitenziere apostolico. Egli intensificò la sua attività ma nel 1398 si ammalò ed ebbe una visione nella quale gli apparve il Salvatore accompagnato da san Domenico e san Francesco. Il Signore toccò la guancia del malato e gli ordinò di mettersi in viaggio e conquistare molte anime. Vincenzo lasciò così Avignone ed intraprese vere e proprie campagne di predicazione in Spagna, Svizzera e Francia, in cui parlava dell'Anticristo e del giudizio finale. Contribuì così in modo decisivo alla fine dello scisma e al miglioramento dei costumi.
Andò camminando e predicando per una ventina d'anni. Morì a Vannes (Francia) nel 1419 e fu canonizzato nel 1458 da papa Callisto III, suo compatriota (fonte: Domenico Agasso in https://www.santiebeati.it; Famiglia Cristiana)
San Vincenzo è ritratto in una pala d'altare del Duomo di San Donà di Piave.
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"Le disse Gesù: Donna perché piangi? Chi cerchi? Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai portato e io andrò a prenderlo. Gesù le disse: Maria! Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: Rabbuni!, che significa: Maestro!" (Gv. 20, 15-16)
"La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi! Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi." (Gv. 20, 19-21)
Cinquanta giorni dopo la Pasqua, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, Pietro, rivolgendosi alla folla a Gerusalemme, proferì queste parole: "Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete - dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso.
Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Questo Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni" (At. 2, 22-24; 32).
La vetrata del Duomo
La vetrata del Duomo raffigurante il Cristo risorto è in posizione centrale nella cappella del Sacro Cuore. Leggi tutto
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Nella prima vetrata della cappella del Santissimo in Duomo è raffigurato Gesù nell'Orto degli Ulivi a Gerusalemme, secondo la descrizione nel Vangelo di Luca:
"Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e inginocchiatosi, pregava: Padre, se tu vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà. Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo.
In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza" (Lc. 22, 41-45).
Si sta avvicinando l'ora in cui il Figlio dell'uomo verrà consegnato ai peccatori. Di lì a poche ore, a Gesù che si trova con i suoi nel Getsemani a pregare, spetterà il supplizio degli schiavi, la croce.
La sofferenza di Cristo nel Getsemani è aspra e amara, come mai descritta prima nel Vangelo. Lui, che è stato di conforto e sostegno a molti, ora ha bisogno dell'aiuto dei suoi: "La mia anima è triste sino alla morte. Restate qui e vegliate con me". Questo dolore morale porta al limite di sopportazione fisica il suo corpo perfetto.
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In occasione dell'inaugurazione di un nuovo laboratorio del settore motoristico nel Centro di Formazione Professionale (CFP) CNOS-FAP "Don Bosco" di San Donà, prevista nella tarda mattinata di sabato prossimo 26 gennaio, sarà presente il Rettor Maggiore don Pascual Chávez.
Dopo l'Eucarestia celebrata assieme ai salesiani, agli allievi e personale, don Pascual si recherà nei locali del CFP assieme alle altre autorità per l'inaugurazione della nuova aula Fiat.
Don Pascual Chávez Villanueva (nato il 20 dicembre 1947 a Real de Catorce, Messico) è il nono successore di Don Bosco.
È stato ordinato sacerdote l'8 dicembre del 1973 a Guadalajara, trasferendosi poi in Italia, dove ha completato la sua formazione.
Il XXV capitolo generale dei Salesiani, riunitosi a Roma il 3 aprile 2002, lo ha eletto Rettore Maggiore della congregazione. Nel 2008 è stato confermato alla guida dell'istituto per altri sei anni.
Alla vigilia della significativa presenza si celebra la Festa di san Francesco di Sales, che lo stesso Don Bosco volle quale patrono della Congregazione da lui fondata nel 1859 e a cui ha dato appunto il nome di "Società di San Francesco di Sales".
Nel pomeriggio di sabato 26 gennaio don Pascual (che sarà ospite del Collegio Salesiano Astori di Mogliano Veneto, di cui ricorre quest'anno il 130 anniversario) si recherà alle Corti di Treviso, per pregare presso la reliquia del cuore di San Francesco di Sales custodita dalle monache Visitandine.
Lì celebrerà una solenne Eucarestia assieme agli appartenenti alla Famiglia Salesiana.
Il precedente Rettor Maggiore a San Donà: don Viganò
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