Profughi accolti a San Donà

Profughi (immagine di repertorio)I profughi provenienti dalla Libia arrivano in provincia di Venezia e anche in alcuni comuni della nostra diocesi. Il Veneto ne dovrebbe ospitare circa 2.500, la provincia di Venezia circa 380. Si tratta principalmente di stranieri originari dai paesi dell’Africa sub sahariana, provenienti dalla Libia, dove lavoravano o erano accolti in campi di accoglienza, ma anche dalla Tunisia. Se per quest’ultimi la prospettiva finale è quella di raggiungere la Francia, i primi sembrano essere tutti interessati a richiedere lo status di rifugiati politici per motivi umanitari.

“Non si tratta di dire sì o no ai profughi – ha dichiarato la presidente della Provincia di Venezia, nonché sindaco di San Donà di Piave, Francesca Zaccariotto -. La questione è dove ospitarli: perché il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza umanitaria e messo a punto un piano di accoglienza con le Regioni e noi ci dobbiamo attivare in sintonia con quanto previsto”.

Nelle ultime settimane, in provincia di Venezia sono arrivati oltre 200 profughi, ospitati a Jesolo (circa una sessantina), a Cavallino – Treporti (settantasei accolti in una struttura della diocesi di Vicenza fino a fine giugno), a Chirignago, dove ne sono arrivati sei, ospitati in alloggi della Curia veneziana. Altri sono arrivati a Mira e a Venezia (Mestre e Marghera), dove si è attivata anche la Caritas per mettere a disposizione alloggi e fornire assistenza.

A San Donà di Piave, che secondo il piano predisposto dalla Prefettura può ospitare fino ad un massimo di 17 profughi, i migranti di Lampedusa sono arrivati mercoledì 29 giugno: quattordici profughi, provenienti da Padova assieme ad altri dieci che proseguiranno alla volta di Bibione.

I profughi “sandonatesi”, otto uomini, quattro donne e due bambini piccoli (cinque di nazionalità nigeriana, quattro sudanesi, due marocchini e altrettanti malesi e uno del Ciad) sono stati subito sistemati negli appartamenti comunali di via Cà Boldù e via Saretta, strutture messe in vendita ma non ancora alienate. Per coordinare l’arrivo presso la Casa delle associazioni, in via Svezia, e la successiva sistemazione, si è attivato personalmente l’assessore alla Protezione civile, Alberto Schibuola, con il dirigente dei Servizi sociali. “Tutto è andato nel migliore dei modi – ha osservato l’assessore. Che ha tenuto a ringraziare per la collaborazione delle associazioni di volontariato, il cui contributo è risultato fondamentale.

Sono stati infatti i volontari, coordinati dai salesiani dell’Oratorio Don Bosco, a sistemare gli appartamenti e a garantirne l’abitabilità. E saranno sempre i volontari (salesiani, Croce Rossa e Protezione civile e altre associazioni), coordinati dal Comune, a seguire i profughi in questi giorni di permanenza a San Donà: a questo proposito una riunione è prevista in questi giorni.

Tuttavia, di fronte a tutto questo attivismo, certamente doveroso dal punto di vista umanitario, c’è anche chi dimostra qualche perplessità. “Quando ho sentito che in quattro e quattr’otto si trovava una sistemazione per quattordici persone ho provato un po’ di rabbia – ci dice Bianca Pavan, referente dell’Associazione San Vincenzo de Paoli sandonatese – pensando a quante altre situazioni ci sono anche nel nostro comune di stranieri regolari, con famiglia e figli, che avevano un lavoro e che, a causa della crisi, adesso sono in grave difficoltà e magari rischiano di trovarsi senza casa perché non sono più in grado di pagare il mutuo. Noi del Centro Ozanam della San Vincenzo, possiamo aiutare con le spese alimentari e magari anche con il pagamento delle bollette, ma alcune situazioni sono molto complicate e anziché risolversi peggiorano con il tempo”.  

Renzo Rossetto

questo articolo anche su “Vita del Popolo