L’ordinazione sacerdotale di don Bogdan

don BogdanUNA GIOIA DA CONDIVIDERE
l’ordinazione sacerdotale di don Bogdan

Recentemente, la comunità salesiana di San Donà ha avuto la gioia di vivere e di condividere due momenti liturgici particolarmente significativi: l’ordinazione sacerdotale e la prima messa di don Bogdan Baies, da tre anni nel nostro Oratorio in qualità di assistente e insegnante al CFP.
La prima di queste due cerimonie è stata celebrata sabato 25 giugno 2016 nel Duomo di Schio, dove il cardinale Riccardo Ezzati Andrello, con i gesti simbolici dell’imposizione delle mani e della preghiera solenne di consacrazione, ha conferito l’ordine sacro a 6 giovani salesiani.
Il giorno successivo, don Bogdan ha presieduto per la prima volta l’Eucaristia nella nostra chiesa, attorniato dall’affetto dei confratelli, dei parenti e degli amici intervenuti numerosi anche da lontano. Nell’omelia, don Roberto Dissegna ha sottolineato che l’invito di Gesù a seguirlo è più che mai concreto, capace cioè di forare le pagine della storia e di interpellare le nostre coscienze. Lo si coglie bene dai seguenti passaggi:

“I tre brevi dialoghi di Gesù con coloro che si candidano alla sua sequela sono di una forza disarmante:
Ti seguirò ovunque vada!
Sei sicuro? Guarda che il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo!

Permettimi di andare a seppellire mio padre (e cioè lasciami libero finché ho ancora gli affetti a cui tengo).
Il Regno di Dio che sei chiamato ad annunciare viene prima anche degli affetti più cari.

Lascia che sistemi prima le cose di casa mia.
Il Regno di Dio non sopporta divisioni di cuore. Se accogli la chiamata la devi vivere fino in fondo, senza rimpianti o ripensamenti.

Sono queste le richieste di Gesù a chi desidera seguirlo, meglio ancora, a chi accoglie la sua chiamata. Per-ché io, tu, Don Bogdan, e quanti siamo qui a tuo fianco, non siamo stati scelti perché più bravi, più santi, più generosi di tanti nostri fratelli ai quali in nome di Cristo offriamo i segni della salvezza!
La sua scelta è pura gratuità che impasta di Sè la nostra povertà e miseria, rendendola strumento di GRA-ZIA. Allora da una parte non può che esserci stupore, meraviglia, gioia nel vederti e sentirti “Sacerdote di Cristo”, totalmente unito a Lui, con il potere di fare in suo nome l’Eucarestia, di donare il suo perdono e la sua misericordia. Dall’altra, l’impegno a configurarti ogni giorno sempre più a Lui può destare perplessità e timore. Conosciamo tutti le parole di Mamma Margherita a Don Bosco, il giorno della sua ordinazione sacerdotale: “Ricordati che diventare prete significa cominciare a soffrire“.”

Sì, perché essere sacerdote presuppone innanzitutto la volontà di lasciarsi sedurre da ciò che il mondo disprezza, da ciò che è intriso di sacrificio ma profuma di pienezza e di eternità.
E’ un cammino in salita che Bogdan ha intrapreso fin da piccolo e che ha alimentato in famiglia, in parrocchia, a scuola, in seminario e in tutti gli ambienti che ha frequentato e che ne hanno plasmato la personalità. Don Roberto, nella sua riflessione, ne sottolinea lo specifico valore:

“Il fatto che la tua fede sia nata, cresciuta e coltivata nella Chiesa cattolica orientale ti dona uno sguardo più ampio nella comprensione stessa della Chiesa universale, ci aiuta a guardare al mistero e al bisogno di salvezza oltre il nostro piccolo mondo…”.

E’ quanto don Bogdan sperimenta quotidianamente a scuola e in cortile. Le sue radici rumene lo aiutano ad entrare in un rapporto più stretto con i ragazzi dell’Est, a capire i loro bisogni, a far comprendere ciò che unisce e ciò che ancora separa la chiesa latina da quella greco ortodossa. Una di queste differenze riguarda proprio l’ordinazione sacerdotale, che nel rito orientale non prevede l’obbligo del celibato. Eppure, fin dall’inizio del suo percorso, Bogdan ha percepito che la castità, lungi dall'essere un ostacolo, poteva essere un’opportunità per amare di più, per amare in modo totalizzante.

L’incontro con i Salesiani, le esperienze maturate all’Oratorio di Costanza e di Chișinău, in Moldavia, hanno poi alimentato l’innato desiderio di spendersi per giovani, sull'esempio di don Bosco.
Non è stato certo un percorso in discesa: gli anni di studio a Roma lo hanno messo subito di fronte alle prime difficoltà. Fidarsi di Dio è stato però fondamentale per superare gli ostacoli e per cogliere, a posteriori, il disegno che la provvidenza gli aveva tracciato.
Ora, arrivato al traguardo, le tensioni dell’attesa si stemperano, i sogni si materializzano, qualche domanda si chiarisce, la gioia prende il sopravvento. E la provocazione lanciata da don Enrico, a conclusione della celebrazione di domenica, lo interroga più che mai: “Durante la sua prima messa, le mani del sacerdote tremano a contatto con l’ostia consacrata, con l’andar del tempo è il Signore a tremare fra le sue mani…”.

E’ davvero intenso, penetrante, carico di luce lo sguardo di don Bogdan mentre, nella tranquillità di un colloquio privato, dà la sua risposta:
“E’ vero, ho provato tanta trepidazione in quel momento, ma non solo in quel momento..! Avverto le stesse emozioni ogni giorno..! Durante la consacrazione, percepire che nelle tue povere mani il pane si trasforma in una Persona ti dà una gioia immensa ed al tempo stesso un senso di inadeguatezza…”

Questa considerazione, nell’omelia, si fa avvertimento, raccomandazione, parola di sostegno…:

“Grandezza e miseria mescolate insieme, fecondate dall’umiltà di sentirsi sempre semplici, poveri, spesso inutili strumenti nelle mani e nel cuore di Gesù. Questo è ciò che sei chiamato ad essere e a vivere; ma non da solo! Sostenuto dall’affetto e dalla preghiera di coloro che ti amano, di quelli che ti conoscono, ma anche di quelli che non ti conoscono e ai quali sarai mandato.
Sarai sempre servo di una Comunità, ma anche accompagnato da una Comunità, che, guardando alla tua vita donata dovrebbe diventare essa stessa Comunità feconda…”

Perché la tua ordinazione sacerdotale, caro don Bogdan, è un momento di felicità e di speranza per tutti. La tua scelta ci interpella, interroga le nostre vite distratte, ci sollecita alla condivisione responsabile.
Grazie per quanto ci hai dato, per quanto continuerai a donare alla nostra Comunità e a tutti i giovani di San Donà che ami e che ti vogliono bene. Che l’augurio di don Roberto ti accompagni ovunque e per sempre:

Don Bosco, resti sempre il modello nella tua missione sacerdotale salesiana: il buon pastore che incontra tutti senza distinzione con la bontà, la dolcezza e la misericordia attinte al Cuore stesso di Gesù”.
 

Wally Perissinotto