Breve quadro storico sul profeta Geremia
Si riportano alcune note storiche a cura di Luciano Manicardi, monaco di Bose, sulla vita del profeta Geremia, il cui libro viene letto nella liturgia di questo periodo.
Sotto il re Giosia (627-609)
Probabilmente appoggiò la riforma di Giosia (unico re dei cinque che gli furono contemporanei, che egli giudica positivamente), salvo poi giudicarla insufficiente. Geremia porta un messaggio di conversione e speranza alle tribù del regno del nord (la cui capitale, Samaria, era caduta sotto i colpi dell’Assiria nel 722). Capitoli 2-3; 30-31.
Sotto il re Ioiakim (609-598)
Geremia, nella sua maturità, chiama a conversione Gerusalemme. Il non ascolto rende inevitabile la sventura e Geremia pronuncia la maggior parte degli oracoli contenuti nei cc. 4-25. Sunto della sua predicazione: Dio è scontento di Giuda e Gerusalemme, popolo peccatore (9,1-10). Nessuno è fedele al Signore (cc. 5-6). Geremia invita con insistenza alla conversione (7,3; 25,3-6; 36,7: il capitolo 36 è del 605). Altrimenti ci sarà il castigo: invasione nemica (c. 4), tempio e città saranno distrutti (7,1-15). Gerusalemme sarà come un vaso spezzato (c. 19). Geremia denuncia i traviamenti in ambito religioso, l’idolatria, e smaschera i potenti come responsabili principali della situazione (“i grandi”: 5,5; il re: 21,11-12; 22,13-19; i falsi profeti: 14,13-16; 23,9-32; i sacerdoti: 6,13; 23,11).
Sotto il re Sedecia (598-586)
Nel 598 è avvenuta la prima deportazione a Babilonia (tra i deportati vi è Ezechiele che diverrà profeta a Babilonia). Scrive ai deportati a Babilonia (c. 29), dicendo loro che l’esilio sarà lungo e di accettare il proprio destino. Geremia si oppone ai tentativi di ribellione al sovrano babilonese e predica sottomissione: il castigo deve essere scontato fino in fondo. Inascoltato, il sovrano babilonese assedia e prende Gerusalemme (587/586). Risalgono a quest’epoca i cc. 27-29; 32-34; 37-45.
Dopo la caduta di Gerusalemme (586-…)
Presa Gerusalemme, Geremia viene lasciato in libertà dai babilonesi perché si era mostrato favorevole alla resa insistendo con Sedecia perché si arrendesse agli assedianti (cfr. 38,14-23). Catturato, tuttavia, per errore nella confusione del momento, i babilonesi lo liberano (39,11-12) e gli offrono tre possibilità: andare a Babilonia, rimanere con Godolia, nuovo governatore, risiedere dove preferisce (40,1-6). Sceglie la seconda possibilità: “Si stabilì con Godolia in mezzo al popolo che era rimasto nel paese” (40,6).
Nell’ottobre 586 viene assassinato Godolia. La comunità giudaica vuole fuggire temendo la rappresaglia di Nabucodonosor, mentre Geremia consiglia di restare in Giuda. Non viene ascoltato ed è obbligato a seguirli in Egitto, a Tafnis (40,7-44,30). A quel punto del profeta si perdono le tracce.
Il “buon” re Giosia sale al potere a soli 8 anni (nel 640). Sotto il suo regno si indebolisce progressivamente l’impero dell’Assiria che non riesce più a tenere sotto controllo i territori conquistati e questo permette a Giosia di consolidare il proprio regno e di tentare di annettere i territori dell’antico regno del nord (Israele). Nel 632 inizia la riforma religiosa che cerca di ridare credibilità allo jahwismo (2Re 22-23). Indipendenza politica, rinnovato vigore religioso, nuova prosperità. Il regno di Giosia appare veramente benedetto. Nel 612 i babilonesi conquistano Ninive, la capitale assira (cfr. la profezia di Naum, da datarsi poco prima del 612). Finita l’Assiria le due potenze restate sono Babilonia ed Egitto. L’Egitto tenta una spedizione verso la Mesopotamia e Giosia cerca di fermarlo ma viene ucciso in battaglia a Meghiddo dal faraone Necao nel 609. Gli egiziani lasciano una loro fortificazione a Karkhemish, sull’Eufrate e dominano sulla zona siro-palestinese.
L’empio re Ioiakim viene posto sul trono del faraone, come vassallo. In questa epoca compare Geremia chiedendo di riprendere lo spirito che aveva animato la riforma di Giosia. Nel 605, i babilonesi, guidati da Nabucodonosor conquistano Karkhemish e diventano la potenza egemone sul Medio-oriente (46,2-12). La ribellione di Ioiakim a Babilonia provoca la spedizione punitiva dei babilonesi e nel 598 Gerusalemme è espugnata e avviene la prima deportazione a Babilonia.
Dai babilonesi viene imposto come re il debole Sedecia. In Giuda si creano due partiti: uno filo-babilonese e uno filo-egiziano. Geremia si schiera con il primo. Il prevalere però del secondo porta ad una ribellione anti babilonese e con la distruzione della città e del tempio. Gli eventi dell’assedio di Gerusalemme (5 gennaio 587 – 19 luglio 586) sono abbastanza da vicino rispecchiati negli scritti di Geremia (cc. 34.37-39).