Azione cattolica: missione e responsabilità
Domenica 8 dicembre in tutte le parrocchie l’Azione Cattolica celebra la Festa dell’adesione. Il Presidente dell’AC diocesana, Stefano Zoccarato scrive:
Questo 8 dicembre è un po’ diverso dagli altri. Non solo, come tutti gli anni, si rinnova l’adesione all’Azione cattolica; ma nelle parrocchie si mettono a punto anche gli ultimi dettagli del “cammino assembleare”. A fine triennio si tirano un po’ le somme di quanto fatto fino ad ora; si progetta qualcosa per il futuro; soprattutto ci si interroga sul rinnovo, a tutti i livelli, delle responsabilità personali al servizio dell’associazione.
Pur con le consuete fatiche, e non senza lo sforzo di vincere le comprensibili ritrosie ad assumersi responsabilità a volte anche gravose, l’Azione cattolica nel giro di qualche mese avrà un nuovo volto (anzi: avrà volti nuovi), pur senza aver cambiato la propria identità profonda.
E’ un passaggio estremamente delicato, che certo saprà dimostrare ancora una volta che la novità, spesso inattesa o insperata, è ciò che caratterizza la vita cristiana. E di certo la “nuova” Ac saprà essere volto concreto della novità che viene da Gesù, anche in un passaggio, come quello del rinnovo della cariche associative, che forse in troppi considerano solo formale.
E’ un passaggio estremamente delicato, che certo saprà dimostrare ancora una volta che la novità, spesso inattesa o insperata, è ciò che caratterizza la vita cristiana. E di certo la “nuova” Ac saprà essere volto concreto della novità che viene da Gesù, anche in un passaggio, come quello del rinnovo della cariche associative, che forse in troppi considerano solo formale.
In questa festa dell’Immacolata così carica di aspettative di novità per l’Ac, e di fronte a tante persone che stanno rinnovando la propria disponibilità al servizio, rifletto su cosa sia, in fondo, che spinge molti di noi, già appesantiti dai consueti carichi della vita, ad addossarsi con generosità anche qualche responsabilità dentro l’Associazione.
Trovo una chiave di lettura di tutto ciò in un frammento della prima Lettera di san Giovanni, che la liturgia ci offriva qualche settimana fa: “Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli”(1Gv, 3, 16).
Colpisce questo versetto, perché è costruito come un’equazione matematica. Quel “quindi”, messo in mezzo a legare in modo inscindibile ciò che ha fatto il Signore e ciò che dobbiamo fare noi, fa venire le vertigini.
Che Gesù sia stato maestro d’amore è un dato pacifico; che egli abbia dato la vita per il mondo, è qualcosa che abbiamo mandato a memoria. Ma che da tutto ciò derivi come conseguenza “logica”, quasi come una formula matematica, che anche noi dobbiamo fare altrettanto, ebbene ciò non può che lasciare stupefatti.
Questa consequenzialità quasi logica (Egli ha dato la vita, quindi noi dobbiamo…) è possibile oggi?
Si, è possibile: e ce lo dimostrano le tante persone che si spendono per gli altri, fuori e dentro l’associazione. Ma chi fa esperienza di Azione cattolica sa bene che spendersi per gli altri, dare la vita per i fratelli, non è umanamente possibile se non dentro il cammino di una “nuova” umanità: l’umanità che deriva dall’appartenenza di tutta la nostra vita a Cristo.
“Perché sia formato Cristo in voi”, recita il titolo del progetto formativo dell’Azione cattolica. L’esperienza associativa è in fondo esperienza di conformazione a Cristo. E proprio dentro questa logica diventa possibile quel “quindi” di cui parla la lettera di San Giovanni: proprio perché abbiamo fatto esperienza di Lui, anche a noi è possibile fare come lui. Proprio perché egli vive in noi, anche noi possiamo dare la vita per i fratelli.
Compresa in questa logica, che è la logica stringente della missione, l’assunzione delle responsabilità dentro l’esperienza associativa acquista una luce del tutto nuova. Non ci impegniamo perché siamo bravi; non ci impegniamo perché qualcuno pur ci deve essere che tira la carretta; non ci impegniamo, in fondo, nemmeno perché vogliamo fare del bene all’umanità: semplicemente mettiamo la nostra vita a disposizione dei fratelli perché a ciò ci sentiamo chiamati in forza dell’appartenenza al Signore. E più ci spendiamo per gli altri, più assomiglieremo a Lui. Dentro questo cammino, che è anzitutto un cammino di crescita spirituale, trovano composizione anche le fatiche, le debolezze e le infedeltà che sempre ci accompagnano, ma che non possono mai diventare un ostacolo al nostro donarci.
L’augurio che insieme ci facciamo per questo 8 dicembre è che l’Ac si faccia nuova a partire da una più profonda appartenenza di tutti noi al Signore. Se sapremo fare insieme questo cammino in modo autentico, tutto il resto ci verrà donato di seguito. E senz’altro ci verrà donata la forza di portare avanti con coraggio e novità le responsabiltà e gli impegni che con generosità ci stiamo assumendo in questo tempo a servizio dell’Ac.
Stefano Zoccarato
Presidente diocesano Ac