A proposito di carovita e pochi soldi…

E’ vero, siamo entrati da tempo in un periodo di crisi, anche economica, che si è fatta sentire in modo particolare durante questa estate.
Chi, come noi, fa esplicito riferimento alla fede in Gesù Cristo, si sente obbligato a guardare alla crisi con occhi più penetranti, e andare oltre la lagna nazionale, per intravedere quel valore fondamentale dell’esperienza umana e cristiana che dà senso e coraggio al vivere anche quando si attraversa la ristrettezza economica, cioè l’impos-sibilità di usufruire dei beni necessari o diventati quasi necessari. I poveri ci stanno dentro da sempre nella privazione economica. Ma per molti altri, che sono la maggioranza, c’è stato un tempo nel quale è partita un’evoluzione, che ha fatto uscire dalla miseria e ha favorito l’ingresso progressivo nella società dei consumi, migliorando il tenore della vita, e rendendo accessibili non solo le cose essenziali ma anche quelle utili e superflue.

Dobbiamo riconoscere che insieme a molte cose buone raggiunte, si è verificato anche un rapido allontanamento da quello stile di vita che era segnato dal tenace risparmio e dall‘accontentarsi di quello che c’è. Alcuni si sono inoltrati senza freni nell’abuso dei consumi, diventando accaniti consumisti dell’abbondanza di ogni tipo di bene, al punto da ritrovarsi incapaci di andare avanti in una situazione che costringe a ridurre la soddisfazione illimitata dei desideri, che tante volte riguardano cose inutili.
E’ giunto il tempo nel quale coloro che si dicono cristiani devono esercitare un coraggioso discernimento evangelico. Ci si deve domandare se la crisi economica che stiamo vivendo non richieda di ridare valore al tempo nel quale si viveva nella virtù della sobrietà e nella parsimonia, sia pure costretti dalle necessità, ma sempre pronti a condividere anche il poco disponibile per far crescere la solidarietà e la fraternità.
La fede e l’educazione cristiana ci devono condurre a re-imparare dal Vangelo lo stile di vita di Cristo, che ‘da ricco che era si è fatto povero per noi’, per darci l’esempio di quella virtù evangelica, che rende libero il cuore da ogni spirito di possesso e lo mette in condizione di essere capaci di amare Dio senza misura, attraverso l’amore del prossimo. S. Francesco onorava questa virtù con il titolo di “madonna povertà”.
Lo stile di vita sobrio è la nuova vocazione di chi vive nella società dei consumi e vuole evitare i danni che essa ha già portato: degrado ambientale, distruzione delle risorse fondamentali della natura, varie forme di inquinamento. Come il Papa ha raccomandato ai giovani in Australia (luglio 2008), bisogna assumersi la responsabilità della difesa e della salvaguardia del creato. Occorre una nuova educazione e una nuova cultura, quella del rispetto e della difesa della natura, come bene donato da Dio a tutti i popoli del mondo e a tutte le generazioni della storia, per la loro vita pienamente umana e fraterna. Occorre rinnovare le forme del consumo, “adottando uno stile di vita sobrio, accompagnato dal serio impegno per l’equa distribuzione delle risorse, per instaurare un ordine giusto e sostenibile, dove si preferisce il bene comune di tutti al lusso di pochi e alla miseria di molti” (papa Benedetto XVI).
I vescovi italiani, appoggiando anche quest’anno, l’iniziativa ecumenica della giornata per la salvaguardia del creato (1 settembre 2008) invitano a ridurre quei consumi che non sono realmente necessari e a imparare a soddisfare in modo ragionevole i bisogni essenziali della vita individuale e sociale”. Gli ambiti che impegnano a una conversione ecologica sono quelli della vita quotidiana: mobilità, riscaldamento, arredamento, energia, alimentazione, acqua, abbigliamento…
Va da sè che lo stile sobrio della vita personale, familiare e sociale richiede “una spiritualità eucaristica, capace cioè di promuovere l’apprezza-mento e la gratitudine per quanto ci è donato, orientando a gustare con sapienza la densità dei beni della creazione, senza cedere alla tentazione che induce a volerne sempre di più”.

Don Gino